Uno dei capolavori di Max Fabiani

per  la Società Antonio Volpe

è il dondolo modello 267, per anni attribuito alla Jacob & Josef Kohn

e al genio creativo di Josef Hoffmann.

Il dondolo n. 267 della Società Anonima Antonio Volpe, così come il modello successivo n. 269, non rappresentano solo l’inizio del design italiano ma anche la perfetta conclusione di una storia iniziata nei primi anni sessanta del diciannovesimo secolo. Nel 1862 infatti Michael Thonet e i suoi figli presentarono all’Esposizione Universale di Londra – accanto ad altri modelli considerati oggi pietre miliari della storia del design come ad esempio la sedia n. 14 – il primo dondolo fabbricato con l’utilizzo del faggio piegato a vapore.

Non era facile creare un modello nuovo che si discostasse dai canoni di costruzione dei dondoli Thonet.

In alto il dondolo no.267,

a sinistra il dondolo no.269, ambedue prodotti dalla Società Anonima Antonio Volpe.

La domanda era:  ma se non è stato Josef Hoffmann a disegnare questo dondolo, chi è stato?

Sicuramente un autore della scuola viennese ma non esattamente austriaco. L’accostamento a Max Fabiani viene spontaneo, non solo per la vicinanza geografica e lavorativa del celebre architetto. Avvicinano incredibilmente le due storie alcuni modelli di sedie simili da lui disegnate a Vienna e prodotte poi a Udine, alcuni progetti per un villino prefabbricato, alcune idee di rilevanza del fattore umano presenti negli scritti di Fabiani e nel modo di gestire le maestranze di Volpe.