Uso e “non uso” del prodotto costituiscono un unicum indissolubile. Pertanto, contesa fra “mozioni d’ordine” e “ragioni del gusto”, la produzione di Pasquinelli non è affatto dominata in modo univoco dalle opzioni offerte dalla “riducibilità” d’ingombro – impilabilità, smontabilità, ecc. Esiste anzi una cospicua mole di casi – le sedute fisse in particolare, ma non solo – in cui l’autore demanda esplicitamente alla grazia e al garbo del telaio d’insieme l’onere di dar conto del “non uso”.

1981

Europa

Produzione Pallavisini, distribuzione Salvarani

Sedia in legno di faggio con gambe in massello tornito e scocche in lamellare

La “filosofia” professionale di Pasquinelli è molto pratica ed elementare. Quel che interessa sapere in primo luogo al designer è il contesto di utilizzo della seduta, ovvero se questa verrà utilizzata in uno studio, attorno ad un tavolo da pranzo, in una sala d’aspetto ecc. A questo dato, l’esperienza e il “mestiere” concatenano quasi naturalmente una serie di ulteriori considerazioni – dimensionali, tecniche, materiali – che hanno sempre aiutato Pasquinelli a condensare in forme il progetto.
 

La linearità costituisce un tassello riconoscitivo del lavoro di Mauro Pasquinelli. Quando per Salvarani presenta la sedia Europa – I premio al Concorso Una sedia italiana per l’Europa al V Salone Nazionale della Sedia di Udine nel 1981 – questa è il risultato di un progetto veramente essenziale che si risolve in un gioco minimo di 5-6 incastri che connettono ai fianchi, il sedile e lo schienale.

Europa fa tesoro delle esperienze maturate frequentando la tipologia delle sedute pieghevoli. Di queste simula il profilo severo e minimale nonché la struttura (la gamba anteriore “appoggiata” alla posteriore). Ma è nell’esibizione degli spigoli vivi che l’arte di Pasquinelli fa sentire il suo peso – ovvero la sua leggerezza –, specie nella soluzione “in levare” che fende leziosamente a punta il filo asciutto dello schienale.