Museo del Design del Friuli Venezia Giulia – Associazione di Promozione Sociale
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1976
Gina
Produzione Pallavisini
Schienale e sedile in canna d’india, legno o imbottito, gambe in massello di faggio, giunto di metallo
Modello emblematico della ricerca svolta da Pasquinelli per rendere sovrapponibile un prodotto icona come la pluripremiata Nodo, la sedia Gina, pur dimensionalmente minuta e linearmente “spartana”, nel complesso manifesta proporzioni insolitamente “lounge”, imputabili sia all’accostamento laterale adottato per l’incrocio delle gambe – che rende generosi i fianchi – sia alla ridotta dimensione – l’altezza supera di poco la fascia lombare – dello schienale. In rapporto ad esso, il piano della seduta appare, di conseguenza, peculiarmente capace e generoso.
Comoda e con le medesime inclinazioni e curvature della seduta cui s’ispira, Nodo, Gina esibisce un triplo giunto “rettificato” saldato a quarto di metallo (ferro) di 30x30 mm su cui s’innestano gambe, schienale e seduta. Costituito da due parallelepipedi cavi affiancati e ruotati di circa 40° (l’angolo tra la gamba anteriore e posteriore) e un angolare di poco più di 100° (l’angolo fra schienale e seduta), il giunto gestisce quindi separatamente le forze in gioco. Quest’ultime, non più coinvolte linearmente in un unico asse come accade nella Nodo, vengono distribuite “in parallelo”, per cui le sollecitazioni di rilievo diventano le torsioni innescate dal peso fra i tre elementi saldati.
Nel corso del suo lungo e fortunato arco di attività, Pasquinelli si è cimentato a più riprese su una ricerca che, come l’oro alchemico, ha rappresentato la “temperata ossessione” di una vita: l’impilabilità.