Museo del Design del Friuli Venezia Giulia – Associazione di Promozione Sociale
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Intorno al 1910, vennero collaudati i primi caschi per piloti di auto e moto, dei semplici copricapo in cuoio morbido. L’evoluzione tecnica vide l'utilizzo di varie tipologie d'imbottitura, dal sughero alla polpa di legno, alla tela, e l’aggiunta di coprinuca integrato al sottogola. Negli anni Trenta e Quaranta cominciarono ad essere diffusi caschi con calotta in lega leggera ottenuta per stampaggio, per poi passare, a partire dal 1954 alla fibra di vetro. Con questi materiali verniciabili, nacque la consuetudine di colorare i caschi in modo vistoso, allo scopo di offrire al pubblico la possibilità di identificare più facilmente il concorrente nelle gare motociclistiche.
Oggi i caschi definiti “a calotta” sono desueti a causa delle loro scarsa protettività. I modelli più in uso sono quello jet e quello integrale. I caschi sono stati dotati di tecnologie all’avanguardia per assicurare una migliore esperienza e massima sicurezza. Lo Skully Fenix, ad esempio, è stato il primo casco dotato di una videocamera retrovisore, impianto audio e comandi vocali.
Nel 2017 stato brevettato e messo in commercio un casco integrale senza lo sgancio sottogola: questo modello presenta un’apertura posteriore che garantisce una migliore protezione, un inserimento / toglimento più rapido in situazioni di emergenza e un’aerodinamica più efficiente.
Il casco da triathlon Wing57, progettato dalla designer trevigiana Alessandra Pasetti per Rudy Project nel 2013 è caratterizzato da massima aerodinamicità e veloce processo di indossatura. Per svilupparlo meglio, la progettista si è ispirata all'anatomia dello squalo, un grande esempio di come ridurre le forze di torsione e trasformarle in energia propulsiva. I test della galleria del vento hanno dimostrato la sua efficacia. La coda rimovibile o "air director" si adatta meglio a tutte le spalle e le forme posteriori. Il killer di vortici spinge l'aria dietro il collo e la spalla senza interferire con le altre forze.
Questo piccolo oggetto è considerato uno dei migliori respiratori in circolazione. Realizzato in tecnopolimero, è prodotto da Apekx.
Oggi gli studi sui respiratori sono indirizzati verso soluzioni senza bombole pesanti, attrezzature complicate o addestramenti costosi. È stato brevettato anche un modello di respiratore in grado di attingere direttamente l’ossigeno dall’acqua. Si tratta del Triton Scuba Mask, progettato da Jeabyun Yeon nel 2014.
Gian Pietro Borgnolo aveva una grande passione per le immersioni. Inevitabile dunque che si cimentasse nell’utilizzo della vetroresina© per realizzare un respiratore subacqueo. Non è quello che si vede in questa fotografia dei primi anni Cinquanta, esemplare ancora rudimentale, come la "muta" in lana che indossa
Nonostante l’utilizzo di nuovi materiali, la Vetroresina© rimane uno dei meglio performanti ed ergonomici. Come l’autorespiratore indossabile come uno zainetto, sul torace o sulla schiena, per un’elevata libertà di movimento prodotto dalla Draeger Safety Italia.