Pasquinelli ha dimostrato di avvertire nel progetto di seduta contract un’urgenza che travalica le consegne aziendali o la mera ergonomia, applicandosi a specifici temi e tipologie più sulla scorta d’intime convinzioni – e conseguenti “sfide” – che ricalcando ragioni di mercato.

1988

Balestra

Produzione Calligaris

Sedia in legno di faggio, con gambe in massello e scocche in lamellare

Balestra si caratterizza per il raffinato gioco compositivo che dà forma al piano di seduta. Due listelli ad arco ribassato fanno da sostegno alla curvatura inversa del sedile che li sovrasta disegnandone con eleganza il “fronte”. Sedia dal prospetto quasi “palladiano”, Balestra manifesta la pulsione per l’ordine e l’essenzialità di Pasquinelli. Ispirandosi al principio statico delle balestre paraboliche impiegate nei sistemi di sospensione dei mezzi pesanti, l’innesto strutturale del doppio arco ligneo evita l’utilizzo dei cantelli angolari di sostegno posti di norma sotto il sedile. Il grado di controllo del progetto diviene quindi pressoché totale in quanto non c’è visuale che non sia perfettamente dominabile esteticamente dal progettista

Per Pasquinelli risulta del tutto inconsueta, in Balestra, la sottolineatura del profilo laterale del sedile con il traverso – la base su cui “scarica” il peso il doppio arco. Cifra del suo lavoro progettuale è l’assenza di connessioni visibili tra le gambe. Obbligato a reintrodurre l’assai poco amato traverso per conferire la robustezza necessaria ad una seduta contract, Pasquinelli con sapienziale garbo e la connaturata grazia degli incastri restituisce pulizia e congruenza all’insieme. La peculiare doppia curvatura del piano di seduta, di concerto con quella descritta dallo schienale, dona al prodotto un timbro peculiarmente morbido e sensuale.
 

Nel progetto il designer riprende l’impostazione costruttiva sperimentata nel 1976 con la sedia Ada, prodotta dalla Pallavisini e  distribuita da Snaidero insieme alle cucine con pannelli in legno colorato ricomposto realizzate con la consulenza di Angelo Mangiarotti dal marchio Abaco nel 1981.