La pianta di cacao venne coltivata fin dai tempi antichi dai Maya. I conquistatori spagnoli scoprirono presto il valore dei frutti del cacao, usato dai nativi sia per preparare bevande ma anche come moneta di scambio. Il primo carico documentato di cioccolato verso l’Europa a scopo commerciale viaggiò su una nave da Veracruz a Siviglia nel 1585.
La lavorazione del cioccolato si diffonde in Piemonte, in Toscana, a Venezia, in Sicilia, ma a rafforzare anche il goriziano quale capoluogo del cioccolato c’è anche un piccolo mistero insoluto: non si sa a chi sia veramente dovuto l’arrivo del cioccolato in Italia nel XVI secolo. Forse fu la principessa Caterina Michela d’Asburgo, figlia di Filippo II di Spagna e moglie di Carlo Emanuele I di Savoia - figura di donna che mette in relazione tre regni e alcune zone geografiche significative per la diffusione della nuova leccornia proveniente dal Nuovo Mondo. La tecnologia si sviluppa dal nord Europa: la prima tavoletta di cioccolata di tipo commerciale fu prodotta in Inghilterra nell’’800 e da qui la produzione si diffonde grazie alle nuove macchine industriali che la rendono accessibile al grande pubblico. Sembra, tuttavia, essere l’Italia la patria di un piacevole sapore raggiunto grazie all’aggiunta di zucchero. E qui la storia si intreccia con il sapore, e il bello con il buono.
La pianta di cacao venne coltivata fin dai tempi antichi dai Maya. I conquistatori spagnoli scoprirono presto il valore dei frutti del cacao, usato dai nativi sia per preparare bevande ma anche come moneta di scambio. Il primo carico documentato di cioccolato verso l’Europa a scopo commerciale viaggiò su una nave da Veracruz a Siviglia nel 1585. Il nome latino Theobroma (cibo degli dei) fu dato alla pianta del cacao da Carl von Linné, naturalista svedese, nel 1753. Le principali varietà sono: Criollo, definito anche nobile, la più pregiata e rara; Forastero, di consumo, la più diffusa, forte e resistente; Trinitario, ibrido.