ICT Design, devices in prospettiva etica

30 Ottobre 2017

Oggi più che mai, lo sviluppo tecnologico ha rivoluzionato ogni aspetto della vita quotidiana. Nella sezione della mostra Design For Help dedicata al settore dell’Information & Communication Technology sono presenti alcuni prodotti che hanno permesso nuovi approcci a abituali esperienze umane, come possono essere la guida di un automobile o l’utilizzo di uno smartphone, o ricadute in campo professionale, per esempio in agricoltura.

Si tratta di devices concreti o di applicazioni per la telefonia, in ogni caso caratterizzati da tecnologia ed etica di costruzione o di utilizzo.

Fairphone, per esempio, come suggerisce il nome, è uno smartphone modulare che può essere facilmente riparato dall’utilizzatore e, soprattutto, i materiali minerali che lo compongono vengono tutti da una filiera controllata nel rispetto dei diritti umani.

La radio Philips AE1120/00, disegnata da Catherine Wong, non è solo una semplice radio. Costruita per far fronte a situazioni di emergenza, è alimentata in modo cinetico, dotata di porte USB per ricaricare altri dispositivi e di una sirena per richiamare l’attenzione.

Dispositivo salvavita è anche BoBAT, un sensore di rilevamento alcolemico inserito nelle autovetture che può bloccare l’accensione del veicolo e attivare operazioni prestabilite, come la chiamata ad un numero prefissato.

Agrodron, invece, è un drone che funziona  a batterie ricaricabili  utilizzato per spargere sui campi di mais capsule di cellulosa contententi un parassitoide antagonista della piralide del mais. Ha un’autonomia di volo di circa 4 ettari.

Kano è un computer in kit, fatto per essere facilmente assemblato e codificato da tutti, grazie alla guida semplice  e chiara, anche alla codificazione. Kano2, è composto da tre prodotti - il Pixel Kit, il Camera Kit (fotocamera) e lo Speaker Kit (altoparlanti), sempre agevolmente componibili. 

In questa sezione non sono solo presenti dispositivi, ma anche applicazioni e piattaforme: un esempio è Refugees Welcome, che raccoglie online offerte di stanze private proposte come alloggi per i rifugiati. Un modo per aiutare chi è in difficoltà, ma anche per favorire l’integrazione di culture diverse.

Anche RefAid è un’applicazione: permette ai migranti di trovare i servizi di soccorso e aiuto più vicini e agli operatori di gestire e aggiornare i propri servizi. L’immagine che abbiamo dei profughi, dei rifugiati sono quelle che spesso ci presentano i media, ma perché non creare una piattaforma sulla quale queste persone possano pubblicare foto scattate da loro? Chi meglio può raccontare la vita e i problemi di chi scappa dalla propria terra? Ecco allora il progetto di Reframe Refugees, dove gli scatti non solo possono essere pubblicati, ma anche acquistati dalle agenzie multimediali. Il ricavato va ad un’associazione umanitaria a scelta dell’acquirente.

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