Due storie di innovazione dove una ricetta e una forma fanno una rivoluzione. Fu il caso? Come sempre la creatività può partire da un punto qualunque del processo di produzione - progetto, prodotto, vendita, consumo – e raggiungere il successo quando il controllo è su ognuna di queste fasi. Questo è verificabile, a posteriori, sia per l’italianissimo Bacio Perugina sia per lo svizzero Toblerone. Due marchi, due forme, due storie che raccontano due universi, e non solo perché uno nasce nel sud dell’Italia e l’altro tra le montagne della Svizzera. Il primo è una polpetta di cioccolato, forma-informe opera di una donna, Luisa Spagnoli; il secondo è l’aguzza forma triangolare, memoria della cima del Cervino, ideata dal signor Tobler.

I l Bacio, 1922

“Si dice che il Bacio sia nato nel 1922 dall’idea di Luisa Spagnoli di impastare, con altro cioccolato, i frammenti di nocciola che venivano gettati durante la lavorazione dei dolciumi. Ne venne fuori uno strano cioccolatino dalla forma irregolare, che ricordava l’immagine di un pugno chiuso, dove la nocca più sporgente era rappresentata da una nocciola intera. Fu chiamato per questo “Cazzotto”. Giovanni Buitoni, contemporaneamente amministratore delegato della Perugina e presidente della Buitoni, non convinto che fosse una buona idea proporre dei cioccolatini da regalare denominati “cazzotto”, volle ribattezzarli con un nome più adatto. Nacque così il “Bacio” Perugina. I primi cartigli apparvero negli anni trenta. Una versione che ha il sapore della leggenda ci racconta che Luisa avesse l’abitudine di scrivere brevi messaggi al suo amante Giovanni Buitoni avvolgendoli attorno ai cioccolatini che poi gli mandava perché li controllasse.” (da Wikipedia) Certo è che il Bacio fu un successo se in una pubblicità del 1927 si poteva leggere che in ”5 anni la Perugina ha distribuito cento milioni di Baci®”. La forma irregolare e il messaggio a sorpresa che ancora oggi si può trovare in ogni cioccolatino rappresentano un ineguagliato progetto commerciale e di design.

Il Toblerone, 1908 “Nel 1867 Jean Tobler, pasticcere e cioccolataio svizzero, aprì un negozio di delicatessen a Berna. Nel 1908 il figlio Theodor insieme al cugino Emil Baumannche creò una ricetta a base di cioccolato al latte, miele e nocciole dandole il nome di Toblerone, da Tobler e torrone. Nel 1909 il marchio Toblerone viene registrato presso l’Istituto federale della proprietà intellettuale a Berna, rendendo il Toblerone il primo cioccolato al latte, mandorle e miele ad essere brevettato; è possibile che il brevetto sia stato registrato dall’allora impiegato dell’istituto Albert Einstein.” (da Wikipedia) Fu un passo notevole passare dall’idea della porzione monouso – il cioccolatino – o dall’idea di “tavoletta di cioccolata” a qualcosa che non era né l’uno né l’altra, una rivoluzione che ha aperto nuovi spazi di fruizione della cioccolata. Fin dall’inizio il Toblerone fu pensato come una barretta composta di moduli disposti in sequenza lineare che si possono spezzare facilmente e gustare in piccole porzioni. Oltre alla forma dei moduli, che pare essere ispirata al Matterhorn, il versante svizzero del Cervino, sia il packaging che il logotipo del Toblerone sono carichi di significato. Nell’immagine della montagna si nasconde un orso, tributo a Berna, “Città degli orsi”, il carattere tipografico è una font creata appositamente (il carattere “Toblerone” appunto). I colori rossi e beige si dice che siano stati decisi dal fondatore dell’azienda, che prese spunto dai costumi delle ballerine delle Folies Bergères di Parigi