Museo del Design del Friuli Venezia Giulia – Associazione di Promozione Sociale
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“Per quello mi riguarda, è ancora oggi il dondolo in legno curvato più bello che sia mai stato prodotto, perfetta espressione di quei valori di democrazia dei consumi di un’epoca che vuole la bellezza nelle case di tutti.”
Giovanni Renzi, architetto e storico.
Non è un caso che al dondolo n. 267 venga attribuito ancora oggi l’appellativo di Sitzmachine. L’originalità formale del modello è infatti associata a una perfetta funzionalità. Una vera “macchina per sedersi”.
Il baricentro spostato rispetto alle normali dell’ellisse viene riequilibrato – a seconda dell’utilizzatore – dai diversi possibili posizionamenti dello schienale e del poggiapiedi. Una volta raggiunto il suo equilibrio il dondolo oscilla grazie a un movimento anche parziale di una parte del corpo di chi ci è seduto sopra. Anche un piccolo movimento del collo, ad esempio, viene percepito dalla struttura del dondolo che ricerca immediatamente un nuovo punto di equilibrio. Il dimensionamento è frutto di uno studio accurato e a una mentalità particolare.
I pattini hanno una sezione rettangolare ma leggermente arrotondata nel lato lungo del rettangolo. In questa parte del mobile la società di Udine mette in pratica tutte le conoscenze accumulate nei brevetti e nella produzione dei cerchi per bicicletta e nella costruzione dei sulky di fine XIX secolo (carrozzini per la corsa al trotto).
Il bracciolo, seppur applicato a fianco del pattino sembra nascere con lui in un unico pezzo. È armonico, quasi aerodinamico, nella sua forma. I braccioli che Thonet o Kohn utilizzavano su poltrone, dondoli e chaise longue sono distanti, completamente diversi.
Il pattino è un’ellisse perfetta con un’eccentricità molto marcata.
Se fosse un’ovale (il dondolo viene chiamato anche con l’appellativo di Egg-Rockingchair) avrebbe la simmetria solo su un asse mentre in questo caso è un’ellisse avendo la simmetria sui due assi.
I richiami alla Sitzmachine di Hoffmannn sono diversi: la sfera di fine corsa dal pattino, utilizzata in molti oggetti attribuiti a Hoffmann; il pattino, caratterizzato da una linea curva chiusa, quasi una ellisse deformata; lo schienale che, nella versione a dondolo, viene fermato da un bastone che termina anch’esso con due sfere, e appoggia sui due pattini.
Il dondolo n. 267 viene commercializzato all’inizio degli anni venti in tre versioni.
Il modello base, con schienale regolabile; il modello con schienale e poggiapiedi regolabili; il modello n. 267 più completo della Società Anonima Antonio Volpe, quello con tre posizioni dello schienale e quattro per il poggiapiedi (tre più una con il poggiapiedi riposto sotto il sedile), è la sintesi finale di tutti gli altri.
Solo in questa conformazione si possono effettuare paragoni appropriati con la vera Sitzmachine.