Nel tracciare un quadro complessivo della sua esperienza creativa nemmeno va taciuta la grande felicità di un progettista che, per molti versi outsider, è riuscito a coronare il sogno di una vita: realizzare sedute, diventarne un esperto conoscitore, aver prodotto quasi 50 sedute – spesso dei classici del periodo, lavori di riferimento per molti addetti ai lavori. Un maestro, insomma, capace ancora – superati gli 80 anni – d'infarcire progetti tecnologicamente esatti con “magie” artigiane raffinatissime, trasfigurandoli in “eventi" corporei, estetici e intellettuali.

1988

Cicloide

Produzione Calligaris

Sedia in legno di faggio (laccato o naturale), sedile in lamellare forato e schienale in massello sagomato
 

Astutamente alleggerita dall’improvvisa rarefazione materiale e lo stacco che caratterizza l’unione fra gambe posteriori, schienale (lo scarto millimetrico realizzato con un semplice tondino metallico) e seduta, la sedia Cicloide si fa quasi beffe della pesante staticità delle robuste rotonde sezioni dei montanti. Seduta circolare e schienale danno forma plastica, più che a una sedia, ad una sorta di “arioso” sgabello sormontato da una feluca montata con guascona spavalderia. Il designer scandiccese sembra quasi compiacersi d’indulgere sul fronte delle reminescenze ludiche e infantili. Cicloide costituisce un saggio divertito della connaturata capacità di Pasquinelli di “giocare utilmente” con la geometria senza per questo trarne conseguenze formali in modo pedissequo. Nel pieno rispetto, s’intende, dell’ergonomia, vera chiave di volta su cui è incardinata la sua intera parabola progettuale.
 

Un curioso effetto da “disegno esploso” fa sì che di fronte a Cicloide prevalga il senso della tracciatura, del disegno delle forze in gioco e dei contorni piuttosto che la presenza fisica e corporea della materia. Con galileiana «curvità graziosissima»* il designer scandiccese si compiace piuttosto d’indulgere sul fronte delle reminescenze ludiche e infantili. Ma tant’è, l’afflato razionale è un tratto inderogabile della toscanità e questa sorta di “fungo” anerotico ovvero di “gnomo” boschivo costituisce un saggio divertito della connaturata capacità dell’autore di “giocare utilmente” con la geometria senza per questo trarne conseguenze formali in modo pedissequo e banale.


*Galileo cominciò ad interessarsi di una curva, più in là definita "Cicloide", sin dal 1640. Il genio pisano diceva, infatti, "Quella linea arcuata sono più di cinquant'anni che mi venne in mente il descriverla, e l’ammirai per una curvità graziosissima per adattarla agli archi d’un ponte".