La storia dei nani da giardino - L'età classica

16 Luglio 2019

di Lidia Zitara

 

Nani e figure deformi sono raffigurate nelle pitture greche, elleniche e romane (basti pensare a quelle trovate nelle Terme di Tito e Traiano a Roma, che diedero i natali al termine “grottesco”). Ma i loro più illustri predecessori sono le statuette dei Lari familiari (Lares familiares) dell'antica Roma. I Lari erano le divinità minori, protettrici della famiglia, e venivano religiosamente custodite ed onorate da tutti i familiari. Accanto ai Lares familiares erano i Lares agrestes, spiriti non legati alle famiglie, ma alle campagne.

I Romani credevano anche che ogni luogo avesse un suo nume tutelare, un genio protettore, spesso rappresentato da un serpente, il cosiddetto Genius loci.

 

È proprio dal culto dei Lari che si sono sviluppate tradizioni antichissime, come il presepe. Infatti in occasione del solstizio d'inverno, cioè il giorno del “Sole nascente” o “Sole bambino”,  si soleva disporre le statuette dei Lari all'interno di uno steccato o una siepe (donde il termine “presepio” = “prae-saepere”, cioè “circondare con una siepe”). Accanto a questi culti vi era quello di Priapo, figlio di Venere e Bacco, protettore degli orti e dei giardini in quanto divinità associata alla fecondità. Virgilio scrisse che “era il protettore dei giardini poveri”.

 

Nel suo autorevole testo, "Nanetti e giardini in Italia", Bruno Sanguanini associa alla figura di Priapo quella dei nanetti, gulliverizzati e privati pudicamente di alcune caratteristiche morfologiche. Sull'altare di Priapo si celebravano riti dionisiaci e di fecondità, che si spostavano progressivamente dall'interno all'esterno dell'abitazione, fino a raggiungere il viridarium, e lo stesso Priapo si trasformò nel Ruber Custos

(il “Rosso Custode”), una sorta di spaventapasseri. Figura peraltro comune e a molte leggende centroeuropee, come quella tedesca di Rübezhal e probabilmente di quella di Robin Hood.

 

Immagine dal libro "Robin Hood, his book" (1905) e un a raffigurazione di Priapo a Pompei.

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