Design per la comunità
31 October 2017
Cosa ha da offrire il design alla comunità? Una risposta ce la danno tutti quei makers, creativi digitali che, con le loro idee e i loro progetti sono in grado di pensare in un modo nuovo ai bisogni della nostra società, sempre più in movimento: immaginando prodotti altamente tecnologici, oppure rivisitando attività semplici e tradizionali attraverso un nuovo valore simbolico.
La sezione della mostra Design For Help dedicata ai Community Services ne raccoglie alcuni esempi. Bag2Work è uno zaino impermeabile, ricavato dai materiali di scarto delle imbarcazioni e dai giubbotti salvagente abbandonati sulle coste greche, progettato da Didi Aaslund e Floor Nagler con l’aiuto di un gruppo di rifugiati.
I sacchi trasparenti Goedzak®, frutto del lavoro di Maarten Heijltjes and Simon Akkaya, si possono riempire con oggetti di cui non si ha più bisogno, ma ancora in buone condizioni e potenzialmente riutilizzabili. Lasciati in strada possono essere raccolti dai passanti e dare una nuova vita al loro contenuto.
Manuel Herz ha ideato un enorme tappeto (circa 150 mq) su cui sono riportate citazioni dalle principali codificazioni in materia umanitaria. Può ospitare piccole conferenze, incontri e dibattiti, ma per salirvi bisogna togliersi le scarpe: un modo per avvicinarsi alle tradizioni musulmane, così spesso viste con diffidenza dal mondo occidentale.
Il gruppo Oloop crede nell’effetto positivo che l’artigianato può avere sul benessere delle persone. In quest’ottica si inserisce il progetto “Connections”, un’installazione tessile a cui tutti possono contribuire facendo aumentare la grandezza di un tappeto, lasciando una traccia colorata di se stessi intessuta a tutte le altre storie.
La bandiera della “Refugee Nation” è stata progettata dall’artista Yara Said, una rifugiata siriana che ha trovato asilo ad Amsterdam. Nera e arancione, richiama i giubbotti di salvataggio, memoria indelebile di tutti coloro che sono dovuti fuggire dalla propria terra.
Il designer olandese Daan Roosegaarde e il suo team ha creato Free Tower a Pechino: un gigantesco depuratore d’aria che riduce lo smog in particelle solide. Queste a loro volta vengono usate per creare gioielli di design, la cui vendita permette di donare aria nuova alla città.
Infine c’è Amate Amatrice, la mensa scolastica per i bambini, distrutta dal terremoto. Progettata da Stefano Boeri Architects è stata concepita per essere polifunzionale in modo tale che, nel tempo, diventi un luogo d’incontro in cui organizzareattività inclusive, dal cinema a eventi di ogni genere. L’edificio è il primo lotto di un cantiere che darà luce alla nuova zona dedicata alla ristorazione chiamata Amate Amatrice, concepita come simbolo della rinascita della città. Il refettorio è costruito con elementi modulari prefabbricati in legno forniti dalla Filiera del Legno delFriuli Venezia Giulia (FVG). Oltre alla mensa scolastica è stata ideata una piazza centrale realizzata ospitare che ospita Radura, una emozionante installazione completamente in legno, nata con lo scopo di ricreare i suggestivi suoni e odori del bosco grazie a pali di legno provenienti dalle foreste del Friuli.