Chi era Giovanni Antonio Pilacorte?

31 Maggio 2022

Era uno scalpellino, scultore attivo tra il ‘400 e il ‘500, nato in Ticino e morto a Pordenone. Lo studio del suo lavoro ci riporta alle origini dell’arte e dell’artigianato, facendoci riflettere anche sul design. Tante infatti sono le cave in Friuli Venezia Giulia che un tempo attraevano artisti pronti a creare manufatti per il mercato di Venezia. La tradizione è rimasta viva nelle industrie artigiane che oggi lavorano la pietra e marmi preziosi per il mercato internazionale, avvalendosi di noti designer e architetti che progettano complementi d'arredo e interni per yacht e palazzi in tutto il mondo. Per esempio Marmi Vrech, Julia Marmi, Lavagnoli, che abbiamo conosciuto perché hanno partecipato a diverse edizioni di Udine Design Week.  

Pilacorte non era uno qualunque, era il più celebre degli scultori lombardi attivi in Friuli e l’associazione GrabGroup Upgrading Cultures ce lo propone in una mostra quale alfiere del Rinascimento, e volentieri il MuDeFri fa da sponda a questa iniziativa che dal locale porta al globale, dalla periferia ai centri culturali dell’epoca. L’architetto Sara Florian ha studiato gli schemi progettuali che presiedono le realizzazioni del Pilacorte ritrovando in esse l’amore profondo che il Rinascimento espresse per le teorie classiche dell’architettura e per la geometria, sintetizzata dalla teoria dell’homo quadratus, che collegava l’uomo al numero quattro e al quadrato, principio informatore dell’universo e dell’armonia. Lo studio del trattato De Architectura di Vitruvio ( I sec. d.C.) provocò suggestioni profonde su intere generazioni di artisti rinascimentali, compreso  il Pilacorte.

Attraverso la pietra. Lo sguardo di Stefano Ciol su Pilacorte è il titolo della mostra a Pordenone organizzata nella sede della Fondazione Ado Furlan, dove Stefano Ciol infonde tridimensionalità ai chiaroscuri delle opere di Pilacorte attraverso quelli della fotografia in bianco e nero.

 

Di seguito la presentazione di Fulvio Dell’Agnese.

GIOVANNI ANTONIO PILACORTE (1455 ca. - 1531 ca.) «Gio. Antonio Bassini de Pillacurte de Carona de la Val de Lugan» – come ce lo restituisce un documento pubblicato da Paolo Goi – ebbe certamente la sua formazione artistica nella terra natale, il Ticino, nota per aver sfornato intere generazioni di lapicidi e tagliapietre. Agli inizi del nono decennio del ‘400 si trasferì in Friuli, come avevano e avrebbero fatto molti suoi compatrioti, spinti dalla difficoltà di farsi largo sulla scena artistica a Venezia e dalla abbondante presenza in loco di materia prima aggredibile dai loro scalpelli. Non distante dalle cave di Travesio, a Spilimbergo, Pilacorte fissò la sua dimora (poi trasferita, negli anni, a Udine, Cividale, Pordenone) e nella zona circostante eseguì le prime opere a noi giunte, come i fonti battesimali di San Pietro a Travesio e della chiesa parrocchiale di Meduno. Nei decenni seguenti la produzione del lapicida si snodò, con qualche caduta nel puro artigianato, attraverso una sterminata serie di portali, acquasantiere, balaustre, fonti battesimali, che dettarono uno stile pacato di rilettura della tradizione nelle chiese del territorio; opere abitate da una popolazione di esseri rampicanti, realizzate sempre con un senso chiaroscurale degli ornati e un trattamento a piani spezzati della materia che costituiscono la cifra personale di Pilacorte, il quale si dimostra aggiornato sulle opere veneziane dei Lombardo e non ignaro dei raggiungimenti dell’Amadeo o di Agostino di Duccio. Il che vale soprattutto per alcune opere di maggiore impegno e complessità, quali la Cappella del Carmine nel Duomo di Spilimbergo (1498), il portale del Duomo di Pordenone (1511) e il grande altare della Pieve di San Martino a Vito d’Asio (1525-1528). Pilacorte si ritirò in tarda età a Pordenone presso la figlia Anna e il genero Donato Casella – egli pure scultore e sicuramente partecipe di un’organizzata bottega a conduzione familiare – e sulle rive del Noncello dovette spegnersi; l’ultimo documento che ci parla di lui è il testamento, datato 1531.

‹ Blog