MuDeTo e MuDeFri, i primi musei virtuali del design in Italia

24 Settembre 2017

Lo sviluppo di una rete virtuale estesa e accessibile come internet, ha influenzato ogni ambito della realtà in cui viviamo. Eppure sembra che in Italia il potenziale del virtuale non si sia ancora espresso al suo massimo. Parliamo di cultura, di arte, di design, settori in cui l’esistenza del web,  veicolo d’eccellenza per raggiungere virtualmente tutti, avrebbe dovuto rivoluzionare il modo di diffondere il sapere, entro e oltre i confini nazionali.  Al contrario, la piena realizzazione di un progetto culturale tende ad esaurirsi nell’organizzazione di musei, esposizioni o eventi circoscritti a un luogo reale.  Sembra limitante dover dipendere dalla necessità di spazi, risorse economiche e umane nel momento in cui queste  sono difficilmente reperibili.

Ecco allora che fare cultura in rete diventa un’opportunità fantastica per diffondere a livello globale  anche un sapere profondamente legato al territorio. E, da non sottovalutare, il fatto che nel web tutto è realizzabile anche con mezzi economici limitati.  Alcuni centri espositivi sono stati abbandonati nella loro forma reale e trasferiti sulla rete. Professionisti da ogni continente possono lavorare insieme senza doversi muovere dalle loro città. Un esempio? Depot Basel, come scrive Giulia Zappa in Artribune. In questo vortice virtuale troviamo anche il MuDeFri e il MuDeTo che, nati con l’obiettivo di raccontare storie di design legate al territorio ad un pubblico senza confini di tempo e di luogo, sono citati quali esempi nel suo articolo del 29 agosto 2017  “Fare base in rete. Le nuove frontiere del design”:  uniche esperienze italiane ad aver proiettato prodotti e design di un territorio circoscritto (Toscana e Friuli Venezia Giulia) nel realtà totalizzante di internet.

 

 

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